Tracks: Attraverso il Deserto - John Curran 2013

Tratto dal best-seller scritto dalla stessa protagonista,
Robyn Davidson decide di attraversare il deserto Australiano
sola, accompagnata da tre cammelli e un cane. Si tratta di percorrere a piedi 3000 chilometri in zone selvagge e
inesplorate…Una specie di Into in the Wild dalla parte
femminile, solo che in Into… il protagonista sapeva
cosa stava cercando, "la felicità nella sua essenza",
in Tracks la ricerca è nel viaggio stesso senza un
preciso scopo, se non la ricerca di una identità non
riconosciuta dettata dalle regole sociali. Una splendida
Mia Wasikowska (leggermente infantile per il personaggio)
incarna la ricerca impalpabile della solitudine dentro una
realtà che non riconosce e che non sente sua.
Lei pensa di aver dei problemi con la gente e se ne allontana.
Ma poco a poco scoprirà che la solitudine reale ti annienta e
c'è bisogno di una solitudine tra gli altri. Girato bene in
maniera canonica da "bel film" con scenari mozzafiato
Australiani, non ti molla, matiene sempre un tensione
da film on the road, pieno di insidie e imprevisti fino al
lieto fine.

4 Stelle

Serie TV: Più in là del cinema

Da qualche anno assistiamo ad una proliferazione delle serie TV, specie statunitensi. Proviamo ad analizzare il fenomeno. Le serie tv godono di un maggiore fattore tempo, riesce a dilatare le storie forte della possibilità di maggiore palinsesto, rispetto al cinema. Ma il vantaggio maggiore è la capacità di trattare temi sociologici e sociali che il cinema sembra aver tralasciato. Pensiamo al viaggio dentro l'intimità sentimentale e parentale di Six Feet Under o la sciscerazione umana del rischiare il tutto per tutto prima della fine, e il conseguente scoprire talenti inconoscibili senza la dismissione delle convenzioni sociali di Breaking Bad. Oppure  il mettere in chiaro la totale amoralità dei politici pur di raggiungere i propri scopi di House of Cards. Senza dimenticare l'emancipazione controcorrente femminile di Sex and the City.


Ma questo sono solo alcuni esempi, forse i più eclatanti, ve ne sono molti altri. La possibilità di entrare nel tema con una lente di ingrandimento senza la spada di Damocle delle due ore canoniche di un film fa si che gli sceneggiatori, rubati a Hollywood, possano veramente darci un quadro a 360 gradi di come e sono i personaggi per ottenere il risultato di umanizzare e non di mitizzare i personaggi. E' un'operazione antropologica al servizio del soggetto che porta ad una maggiore comprensione da parte dello spettatore e quindi ad una qualità maggiore. La lettura sociologica messa in atto da HBO e soci fa un balzo in avanti rispetto alle serie tv dei decenni passati. Non più mitizzazione dei protagonisti facendo leva su un'esagerazione delle storie e sul mito dell'eroe, ma spettacolarizzando più le parti antieroiche e scavando nell'animo umano, valorizzando tutti gli aspetti. Sceneggiatori e produttori delle varie HBO, ABC, Netflix ecc…hanno capito che il pubblico e cambiato, si è smaliziato e forza la mano ad una visione che costringe ad una introspezione quasi taumaturgica. Il sogno Americano è finito fuori, non ci resta che guardare dentro di noi per vedere e mostrare come siamo fatti. Californication forse è uno degli esempi più esagerati: il protagonista riveste tutti il lati deprecabili della società Americana. Incoerente, irresponsabile, dipendente dal sesso e dall'alcol, bugiardo e manipolatore. Ma nonostante tutto riesce a farsi amare dalla sua famiglia. Mettere in scena l'eroe del sogno Americano non dà più risultati ed è anacronistico. Non resta che ammettere che l'umano ha bisogno di qualcosa di più della lieta e bella novella che l'establishment complice Hollywood ha perpretato per decenni. In Dr. House ritroviamo un antiaereo più moderato, ma pur sempre dipendente da droghe, cinico, misantropo ed insofferente. La capacità, la competenza e in fondo anche la solidarietà umana si può trovare anche dentro una sorta di peccatore alla Maria Maddalena. Il salto in avanti della propaganda coercitiva della società perbenista è palese ed è su tutti gli schermi domestici, scandalizzare e rompere schemi per una comprensione maggiore. 

Il crescente successo delle serie ha spostato
inevitabilmente una serie di talenti da 
Hollywood e la qualità ha fatto un balzo in 
avanti. Registi, direttori della fotografia, 
sceneggiatori, produttori di talento sono 
stati ingaggiati per il piccolo schermo e tutti e 
tutto ne ha giovato: pensiamo al pluripremiato 
Kevin Spacey che con Netflix ha dato vita al 
pregevole House of Cards ( la prima serie è 
andata in onda in primavera su Sky) o a 
Bordwailk  Empire di Steve Buscemi, o
alla prossima produzione di Spielberg,
tratta da un videogioco Halo.

Il cinema, e diciamo Hollywood, è più propenso a spingere la spettacolarizzazione delle immagini, dimenticando che fare cinema, e quindi arte è anche essere dentro la società che rappresenta e trattarne le tematiche più moderne e scottanti. Su questo fronte possiamo dichiarare che la TV ha sicuramente vinto, per il momento, la battaglia della "modernità" e della coerenza riguardo ai suoi stessi fruitori, gli spettatori. Ovviamente l'Italia è una realtà a parte, intrappolata in costrizioni socio-politiche e creative per essere leggeri, imbarazzanti.
Serie Tv che interessano i contenuti di questo articolo: The Sopranos, Dexter, Crash, Rome, Mad Man, In Treatment, Six Feet Under, Californication, Breaking Bad...

Chef - La Ricetta Perfetta Jon Fraveau 2014

Carl Casper è lo chef di un noto ristorante a Los Angeles,
quando un critico di cucina assaggia i suoi piatti, ne 
nasce una diatriba sul social network; Twitter che porterà
il cuoco a perdere il lavoro…Chef è una buona commedia,
simpatica e divertente con quasi tutti i personaggi che alla
fine, sono dei bravi ragazzi. Dopo aver diretto i primi
due Iron Man, Fraveau che è anche il protagonista si
diverte a mettere in scena una storia con il cibo, e vi
assicuro che vi verra l'aquilina in bocca. Piena di buoni
sentimenti e riscatto come nelle migliori delle favole,
con un cast niente male: Dustin Hoffman, Scarlett
Johansson, Robert Downey Jr. Per serate distese e
rassicuranti.

3 Stelle

Robin Williams, uno di noi

Ridere è contagioso, 
ed è la migliore medicina
Patch Adams
Robin Williams, un fratello maggiore che è entrato 
in seminario ma un anno prima di diventare prete se 
ne è scappato. Questa è l'immagine che ho di Robin 
da sempre. Un fratello maggiore pieno di entusiasmo 
e di saggezza indotta da qualche cosa di 
soprannaturale. Perché Robin aveva una luce dentro 
che veniva da qualche posto non conosciuto. 
E con questa luce ha illuminato molte interpretazioni 
(forse le più popolari degli ultimi vent'anni). Non 
solo un grande attore, ma quasi un taumaturgo, 
pensiamo a L'Attimo fuggente, Patch Adams, 
L'Uomo Bicentenario, passando a Will Hunting
Ha attraversato generazioni di uomini e donne illuminando 
certi posti bui dell'anima, e da qui il suo successo planetario 
di indiscusso uomo e attore dalla parte dell'umano che più 
umano non si può. Cinquantasei film in carriera di cui almeno cinque indimenticabili, un Oscar come miglior attore e milioni di persone che si sono commosse con le sue interpretazioni, ne fanno più di un'attore di Hollywood ma un'icona del sentire comune e del "cogliere l'attimo". Uno che è arrivato dalla gavetta, uno che ha fatto i night club e i cabaret per anni. Prima di approdare alla tv che lo ha lanciato, chi non ricorda Mork e Mindy. Insomma uno di noi e per noi. Cercare di interpretare la sua morte prematura è tentativo vano, perché, si sà, persone come lui che sono salite così in alto nell'olimpo delle stars mondiali sono esposte a energie, pressioni e tentazioni che a noi non è dato sapere. In antichità i Greci paragonavano gli attori ai medici ed addirittura che fossero dei santi, di sicuro il più vicino a questa definizione e Robin. Robin Williams è morto, viva Robin Williams.

L'attore, 63 anni, è stato trovato morto suicida nella sua casa di Tiburon in California, nella baia di San Francisco. Soffriva da tempo di depressione e alcolismo.

La Mia Classe - Daniele Gaglianone 2013

Un Maestro dà lezioni di italiano ad un gruppo 
di immigrati, ma deve fare i conti
con permessi di soggiorno e diversità etniche, 
assediato dalla propria incapacità
di far fronte alla situazione...
Gaglianone affonda il piede nell'acceleratore 
della sua coscienza politica di fare cinema.
Dopo i pregevoli I Nostri Anni, Nemmeno il Destino e
Ruggine. Mette in scena aiutato da Valerio Mastandrea 
dell'apocalisse morale che sono le leggi
che regolano l'immigrazione in Italia. La tristezza 
del personaggio di Mastandrea è pari
solo all'incapacità dello stesso di reggere la vacuità 
del suo ruolo, l'insegnante di italiano
ad un gruppo di immigrati. Un docu-film che rinuncia 
ad un procedere narrativo convenzionale,
e predilige un approccio empatico, umanizzante, 
palesemente di buon senso. Lo spettatore
in breve si sente partecipe e solidale con il gruppo, 
aldilà dello sviluppo narrativo. Dove finisce la finzione, 
al limite della diegesi, inizia la realtà e viceversa, senza fine di continuità. Già 
dall'incipit del film si vede che non c'è futuro, ne per gli 
studenti ne per l'insegnante. Perché se da una parte gli 
immigrati hanno la spada di Damocle del permesso di 
soggiorno, l'insegnante senza studenti che cosa é ?
Tutto lo sviluppo della narrazione ci riporta ai valori 
primari dell'esistere su questo pianeta,
dove in teoria non ci sono ne frontiere ne razze. Solo 
necessità di sopravvivere in maniera dignitosa. La Mia 
Classe, nel suo piccolo mette in risalto proprio questo. 
Esseri umani, delimitati da leggi e regole che non hanno 
niente a che fare con l'umano, con la solidarietà, con il diritto 
alla vita.


5 Stelle

Un insolito naufrago nell'inquieto mare d'Oriente - Sylvain Estibal 2011

Un pescatore palestinese si ritrova sulla barca
un maiale vietnamita, da qui le peripezie per
sbarazzarsene essendo proibita dalla
propria religione la carne di porco…
Non lasciatevi ingannare dal titolo chilometrico
alla Wertmuller, si tratta di una commedia leggera
e divertente con delle trovate niente male. Il regista 
uruguaiano mette in scena una storiella che è un 
grido di rabbia per ridare ossigeno a israeliani e 
palestinesi, mostrando l'assurdità della situazione 
in palestina. Un'angolazione umana e burlesca 
senza riguardi per nessuno. Un maiale al posto 
della colomba della pace.


4 Stelle

Allacciate le Cinture - Ferzan Ozpetek 2014

Elena e Fabio dopo anni di lavoro dipendente, realizzano 
il loro sogno: aprire un locale tutto loro. Tutto procede bene, 
ma al solito qualcosa và storto…
Allacciate le cinture, non si sa da dove si passa e dove 
si và, ma si parte…Ozpetek torna all'ambientazione a lui 
più congeniale, i rapporti di amicizia e amorosi, con una 
commedia amara, all'apparenza leggera, passando dalle 
Fate Ignoranti fino Saturno Contro. Una donna forte 
trascinatrice del gruppo che si lascia ammaliare 
dall'intollerabile irrazionalità del sentimento amoroso. 
L'assecondazione degli eventi trova senso solo 
nell'ineluttabilità degli stessi, così, in maniera naturale 
e irrevocabile. Il viaggio li vede spettatori, obbligati a 
sostenere il gioco, malgrado loro stessi. Non c'è scampo, 
mai. Il regista ci guida in una comunità a lui prediletta fatta 
di forti legami quasi indissolubili, nel quale provare a
disegnare la propria strada. La coscienza non è individuale
ma collettiva, le decisioni si prendono all'interno della
"tribù", che pare l'unica forma di salvezza. Soli si muore
molto prima della morte reale, e se anche dovesse succedere prematuramente il viaggio si è compiuto nei migliori dei modi.
Kasia Smutniak diretta bene sembra aver trovato nuova linfa.

3 Stelle



Il cinema oltre...

In attesa che l'estate finisca e ci consegni 
Kick Ass
la nuova stagione di film proviamo ad
analizzare tre pellicole del recente passato
che in qualche modo hanno segnato una
rottura:





Tre pellicole che come protagonisti hanno adolescenti o teen-ager. Tre pellicole diverse tra di loro ma animano un sostanziale pensiero.
Registi e produttori aldilà dell'oceano sono impazziti ? O il sacro spirito
del genio si è imposessato di loro. Vediamo di fare chiarezza.
Reduci da film come le saghe di Harry Potter e La compagnia dell'Anello,
qui si fa un sobbalzo sulla sedia. Tette, sangue, crudelta, violenze
psicologiche senza indugi. Tutto cio che per anni era retaggio dei film
per giovani ora si è spostato verso il basso. Eroi ed eroine sempre più
giovanissimi, emancipati, liberi. In tutti e tre fanno a gara a chi misceli più
generi, tutto è riciclato gia visto, preso a prestito, adirittura con le musiche
di Ennio Morricone (nel finale di Kick Ass). Il motore della spettacolarità
spinto al massimo, lo spettacolo per lo spettacolo indefesso.

La componente sensuale nel film di Korine (Spring Breakers) è pari alla crudelta
di Hunger Games ed alla sanguinaria protagonista di Kick Ass.
Come nuovo diktat le immagini forgiate sanno di visto e rivisto
su più piattaforme del'immaginario visivo. Uma Turman di Kill Bll
è diventata giovanissima (Kick Ass), le femmine di Russ Meyer divenute
della porta accanto sbarbine (Spring Breakers) e Milla Jovovich 
di Ultraviolet eroina divenuta anch'essa in erba (Hunger Games). 

Spring Breakers
Ma mentre Spring Breakers si può vantare di una ricerca accurata delle
immagini e del'immaginario, Kick Ass sposta solo l'età degli eroi
verso il basso riducendone l'indulgenza emotiva. Nel caso di Hunger Games la commistione dell'immaginato corrente si sposta sulla tv in un reality dirompente e apocalittico.

Non esiste limite alla progressione narrativa, ma la produzione di
materiale visivo non apporta novità o originalità se non di spostare
l'utenza fruitrice a componenti esenti in passato, o perlomeno più
salvaguardato. La Walt Disney sembra stia brancolando nel buio in preda
a crisi esistenziale.

l cinema che ricicla se stesso cambiandone le sembianze
cercando utenti "nuovi"...resisteranno i nostri eroi ?
Hunger Games


Ida - Pawel Pawlikowski 2013

Polonia, 1962. La 18enne Anna, un orfana 
cresciuta in convento, ha deciso di farsi suora. 
Tuttavia, poco prima di prendere i voti, scopre 
di avere una zia ancora in vita, Wanda, la sorella 
di sua madre. Insieme a lei la ragazza affronterà 
un viaggio alla scoperta del proprio passato: 
scopre, infatti, di avere origine ebraiche e che 
il suo vero nome è Ida…La qualità del film è la 
splendida fotografia in bianco e nero in proporzioni 
di film d'altri tempi, quadrato (1:1.33) che da sola
vale la visione. Una storia ambientata in uno dei
regimi grigi e vacui del dopoguerra. Due donne
che non si conoscono, ma si rispettano in cerca
di un senso dilatato e irraggiungibile. Il regista
ci regala una messa in scena pulita, chiara per
tempi e inquadrature quasi ad indicare una via
più semplice ma al tempo stesso sofisticatissima.      

5 Stelle
Paperblog